Invece di semplificarsi, la situazione societaria del Sassuolo, si aggroviglia. Mentre le esternazioni parlano di un esito positivo ormai prossimo, all'interno della dirigenza si registrano inattese difficoltà. Dieci giorni fa sembrava solo una questione di formalizzazione notarile. Persino il presidente in pectore, l'avvocato Pifferi, sembrava pronto a svolgere un ruolo formale di garanzia, per lasciare spazio a Sassi, Borghi e Silvestrini pronti ad impegnarsi in prima persona per il rinnovo del Sassuolo. Sembravano appunto tutti d'accordo e invece sono sorti dei problemi. Sui quali è proprio l'avvocato Pifferi a gettare acqua sul fuoco: «Non c'è nulla di scottante sotto - spiega - come noto, a fronte di un voto unanime da parte del consiglio, mi ero reso disponibile alla carica di presidente, ma ho altrettanto sottolineato l'importanza che a ricoprire una carica cosi espressiva dovesse essere uno dei soci della società. Attualmente si è auto-candidato Castelli, mi sembra opportuno e doveroso che si valuti questa opportunità, prima di prendere una decisione definitiva. Nelle more però non è escluso che possa emergere qualche altro nome. In ogni caso auspico che la questione possa risolversi nel breve volgere di un paio di giorni». Le parole di Pifferi tendono cosi a smentire le voci e i rumors della piazza, per i quali invece la situazione si è complicata non tanto in relazione al nome del presidente, quanto perché ci sarebbero "resistenze" per dare spazi di manovra adeguati al gruppo di imprenditori che si è candidato a rinnovare profondamente il Sassuolo, tra i quali Sassi, Borghi e Silvestrini.
Tanto che, se la candidatura di Castelli dovesse essere intesa come un ostacolo a questa indispensabile novità, per togliere il Sassuolo da anni di promesse mai decollate, c'è chi non esclude una soluzione che suona alla perfezione: quella di affidare la carica a Carlo Rossi, braccio destro sassolese di Giorgio Squinzi, patron della Mapei. Rossi rappresenterebbe infatti in tal senso una sorta di garanzia d'autore.

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